Quei laici tuttora «ridotti»

La notizia della condanna dell’ex arcivescovo di Washington McCarrick ha avuto grande risalto mediatico in questi ultimi giorni. Un aspetto che mi ha colpito è come il provvedimento di dimissione dallo stato clericale inflitto all’ex cardinale, sia stato riportato da quasi tutte le testate giornalistiche secondo la sua precedente dicitura, ossia “riduzione allo stato laicale”.

statolaicale

La sostituzione dell’espressione “riduzione” con quella di “dimissione” risale al 1983, quando venne promulgato il nuovo Codice di Diritto Canonico. Il motivo è evidente: recependo dal Concilio Vaticano II il superamento della concezione che pensava il laicato in una condizione di inferiorità rispetto al clero, il nuovo Codice modifica e adegua all’impostazione conciliare tutti quegli elementi, anche linguistici, che rispondevano alla logica precedente. Il Codice precedente risalva al 1917 ed era noto come Codice Piano Benedettino, perché scritto sotto i pontificati di Pio X e Benedetto XV. Al numero 2305, nel libro quinto dedicato ai delitti e alle pene, riportava questa formulazione della pena in oggetto: “La degradazione contiene la deposizione, la privazione perpetua dell’abito e la riduzione allo stato laicale”.

Seguendo la logica conciliare nel Codice del 1983 si legge invece: “Il chierico perde lo stato clericale: […] 2) mediante la pena di dimissione inflitta legittimamente; 3) per rescritto della Sede Apostolica; tale rescritto viene concesso dalla Sede Apostolica ai diaconi soltanto per gravi cause, ai presbiteri per cause gravissime”.

Ora la domanda è: come mai le principali testate giornalistiche italiane (ad eccezione di quelle legate al mondo cattolico, ho controllato!), a più di cinquant’anni dal Concilio e a 36 dalla promulgazione del nuovo Codice, hanno riportato la notizia della condanna di McCarrick utilizzando una formulazione superata, risalente a più di un secolo fa?

Tre possibili risposte mi sono dato.

La prima è che abbiano riportato la notizia in questi termini per ignoranza, ma mi auguro che dei vaticanisti conoscano le formule corrette del diritto ecclesiale.

La seconda, più plausibile, è che l’abbiano fatto per esigenze giornalistiche: effettivamente “McCarrick ridotto allo stato laicale” suona più chiaro e più giornalisticamente efficace di “McCarrick dimesso dallo stato clericale”. Dunque un cambio di forma per guadagnare una presa maggiore sul lettore. Il problema è che, come in questo caso, spesso la forma è anche sostanza. Far finta che non sia esistito il Concilio Vaticano II per esigenze giornalistiche è come far finta che l’Italia non sia mai diventata una Repubblica perché suona meglio titolare parlando del Re piuttosto che del Presidente.

L’ultima risposta che mi sono dato è un po’ più maliziosa: non è che, da un punto di vista concreto nella vita ecclesiale il cambiamento della dinamica tra clero e laici è stato così impercettibile che, al di fuori della Chiesa, non se n’è accorto nessuno?

Articolo pubblicato su Vinonuovo.it

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