La dimensione religiosa nella vita

OBBIETTIVI: far riflettere i ragazzi su come la dimensione religiosa appartenga al vissuto proprio di ogni essere umano e tocchi la nostra esperienza quotidiana, anche se spesso non ce ne rendiamo conto.

TIPOLOGIA DI LEZIONE: visione film e ripresa insieme alla classe.

TEMPO DEDICATO: 5 ore di lezione.

VALUTAZIONE: non è prevista una prova valutativa al termine di questo modulo. Si può valutare la qualità della partecipazione alla discussione in classe.

SVOLGIMENTO DELLE LEZIONI:

Nella prima lezione introduco il tema, partendo dal dato di fatto che in ogni epoca, in ogni area geografica, in ogni cultura, la religione è un elemento presente: in forme diverse, più o meno strutturate e articolate, ma costante come elemento fondamentale da un punto di vista culturale e sociale. Questo significa che la religione è parte fondamentale dell’esperienza umana della vita e, anche se nel contesto odierno questo è meno evidente, tuttavia anche nel nostro vissuto, spesso senza che ce ne rendiamo conto, vi sono aspetti che riguardano la dimensione religiosa.

Per provare a far emergere quei tratti del vissuto che chiamano in causa la religione, propongo alla classe la visione di un film: Passengers (2016). È un film che, apparentemente, non c’entra nulla con la religione, non tratta tematiche immediatamente riconducibili alla religione in senso stretto. Prima di iniziare la visione chiedo alla classe di guardare il film provando a cogliere quegli elementi che, secondo loro, possono essere attinenti alla religione, segnandoseli sul quaderno, così da poterli condividere nelle lezioni successive in cui riprenderemo insieme il film. Nella pagina wikipedia del film potete trovare il riassunto dettagliato della trama. Qui di seguito il trailer.

Le prime tre ore del modulo sono dedicate alla visione del film. Le ultime due ore sono dedicate alla ripresa insieme del film, dove ciascuno condivide quello che ha colto rispetto ai punti di contatto tra il film e la religione. Gli elementi che possono essere messi in luce a partire dal film sono [da qui in avanti sono presenti spoiler]:

  • Il viaggio dell’astronave Avalon è metafora della vita: Jim si sveglia sulla Avalon e sarà costretto a passare lì tutto il resto dell’esistenza, come ciascuno di noi che nasce e passerà tutta la vita in questo mondo. Come per Jim anche il nostro viaggio dell’esistenza è un viaggio apparentemente senza prospettiva: perché siamo al mondo? Perché ci siamo? C’è uno scopo, una direzione verso cui il mondo e la storia sono diretti? Che senso ha il viaggio della vita? Sono domande prettamente religiose che possono emergere.
  • Jim si ritrova in un’albergo spaziale extralusso, con a disposizione divertimenti di ogni tipo, ma è solo. E nonostante non gli manchi nulla, la sua vita, nella solitudine, non ha senso (può essere fatto un parallelo qui con il passo di Gn 2: “non è bene che l’uomo sia solo”). Cosa dà senso alla tua vita? Dove trovi le ragioni, le motivazioni per alzarti ogni mattina? Cosa metti al primo posto nelle tue giornate?
  • L’unico “compagno di viaggio” di Jim è Arthur, un androide barista, che è in grado di parlare e rispondere alle domande che Jim pone, ma sempre in un modo distaccato, per frasi fatte, privo di emozioni e di sentimenti. Proprio per questo Arthur non è in grado di comprendere ciò che Jim vive. Cosa ci rende umani? Cosa nella nostra esistenza non potrà mai essere compreso o sostituito nemmeno dalla migliore delle macchine?
  • Jim quando da quando vede Aurora per la prima volta è tormentato dal dubbio: svegliarla per non essere più “solo al mondo”, condannandola però così a morire sulla Avalon, infrangendo tutti i suoi sogni, o rinunciare a svegliarla, facendo la scelta più giusta da un punto di vista morale, ma che lo avrebbe condannato a un’esistenza di solitudine? In questa scelta appare tutto il dramma della libertà umana, quando si trova a dover scegliere tra ciò che è giusto e ciò che sente come esigenza. Si può chiedere ai ragazzi cosa avrebbero scelto loro, in base a quali criteri, mettendo in luce ciò che motiva le loro risposte. Cosa orienta la tua vita? Ciò che è giusto o ciò che conviene? Mettendo in evidenza come in realtà è difficile dentro questa situazione distinguere con chiarezza cosa è giusto e cosa è sbagliato, perché certo, condannare Aurora a morire sulla Avalon è una violenza, ma d’altra parte, come dirà Gus ad Aurora, “quell’uomo stava affondando”, si trovava in una situazione di fronte alla quale ciò che è moralmente giusto può discostarsi da un’oggettività precostituita. Una riflessione di questo tipo può aprire spazi di pensiero sulla dimensione religiosa della vita.
  • Nel film ci sono alcune scene in cui Jim e Aurora rimangono estasiati di fronte alla bellezza dello spazio che li circonda: quando per la prima volta Jim esce per la passeggiata spaziale, quando la Avalon passa a fianco di una gigante rossa. La contemplazione della bellezza del creato porta l’uomo oltre sé stesso, permette di sperimentare sprazzi si una dimensione trascendente. Come quando in una sera d’estate ci perdiamo a contemplare un cielo tempestato di stelle e percepiamo tutta la nostra piccolezza e insignificanza di fronte a tanta grandezza. Sembra di sentire l’eco delle parole del Salmo 8:
2 O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,
3 con la bocca di bambini e di lattanti:
hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
4 Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
5 che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell'uomo, perché te ne curi?
6 Davvero l'hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
7 Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:
8 tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
9 gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.
10 O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! 

(Sal 8,2-10)

  • Tema molto forte nel film è quello del perdono. Aurora, dopo aver scoperto che è stato Jim a svegliarla ha una reazione rabbiosa, arriva addirittura a tentare di uccidere Jim. Dentro questa rabbia però Aurora compie un percorso, che le fa vedere un po’ per volta la vicenda sotto una luce diversa. Decisive in questo percorso sono le mediazioni di persone terze: il video della sua amica del cuore, che aveva lasciato quando era partita, che le dice: “quando ti sveglierai io sarò morta, ma ti auguro di incontrare una persona che ti ami con tutto l’amore possibile, e che quando arriverà la lascerai entrare”; il comandante Gus che fa compiere ad Aurora il passaggio di immedesimarsi nell’altro: mettendosi nei panni di Jim, Aurora si rende conto che il male che ha subito non ha origine dalla cattiveria ma dalla sofferenza. Questa prospettiva la conduce alla possibilità del perdono.
  • Da un lato nel film non si fa alcun accenno all’ipotesi che la storia si guidata da Qualcuno, dall’altro però ci sono alcuni passaggi della sceneggiatura che aprono all’idea che ciò che accade non sia del tutto casuale: tra tutti i 5000 passeggeri della Avalon si sveglia Jim, che è un meccanico, ossia è in grado di riparare la nave; proprio nel momento in cui tutto sembra volgere per il peggio, si risveglia Gus, membro dell’equipaggio che permette di accedere alle aree riservate della nave… se tutto ciò non fosse accaduto, se Jim non si fosse svegliato, se Jim paradossalmente non avesse svegliato Aurora (anche il male è misteriosamente parte del progetto di Dio, è assorbito da Dio per guidare la storia al suo compimento) tutti i 5000 passeggeri sarebbero morti. Questa riflessione permette di mettere in luce uno dei punti di contatto più evidenti tra il vissuto quotidiano e la dimensione religiosa: la domanda, sempre presente, riguardo chi decide quello che nella vita non decido io. Frasi di uso comune quale, ad esempio, “che cosa ho fatto di male per meritarmi questo!” o “servirebbe un miracolo per …” mettono in gioco la dimensione religiosa, presupponendo peraltro un’immagine di Dio precisa e non scontata: un Dio che manda il male come punizione, un Dio che interviene nella storia attraverso il miracolo… Nel vissuto quotidiano, più o meno consapevolmente, cerchiamo costantemente modalità per comprendere, prevedere e propiziare quello che non dipende da noi: i vari riti propiziatori, la scaramanzia, gli oroscopi, sono tutti modi attraverso i quali proviamo a far fronte all’esperienza di essere esposti a qualcosa che non controlliamo. L’aggancio più immediato e comune tra la nostra vita e la dimensione religiosa passa spesso da qui. E a seconda di come si pensa il ruolo di Dio – o comunque dell’entità che governa tutto questo – dentro ciò che ci accade, dipende l’immagine che abbiamo di lui. Nel proporre questa riflessione è importante non sovrapporre con troppa facilità l’idea di Dio con colui che governa tutto ciò che ci accade e non dipende da noi: ne verrebbe infatti un’immagine di Dio del tutto ambigua, un Dio che manda il bene ma anche il male. D’altra parte questa riflessione può accedere quella che è la domanda fondamentale per la fede: chi è Dio? Che fisionomia ha? La sua onnipotenza gli permette di disporre indiscriminatamente del bene e del male? E se no, come si spiega il male nel mondo? Tante immagini di Dio, il Dio retributore, il Dio punitore, nascono da qui. L’immagine di un Dio che muore sulla croce però spazza via definitivamente ogni connivenza tra Dio e male.
  • Anche la scelta che Aurora deve prendere alla fine del film è significativa. Jim ha trovato il modo di riaddormentarla, ma c’è solo una capsula che consente di farlo: può riaddormentarsi solo uno dei due e Jim propone ad Aurora di riaddormentarsi così da riavere indietro quella vita che le era stata tolta. La scelta che deve compiere Aurora mette in gioco la dimensione della felicità, ciò che dà senso, rende piena la vita: i suoi progetti di realizzazione personale (Aurora si era imbarcata sulla Avalon con il progetto grande di andare su Homestead II, il pianeta colonia verso il quale erano diretti, viverci per un certo tempo e tornare sulla Terra, così da diventare la prima giornalista ad aver visitato un pianeta colonia ed essere tornata indietro), o la relazione con Jim? La scelta non è scontata. Si può anche qui chiedere ai ragazzi cosa avrebbero scelto, ragionando sulle loro risposte. Aurora decide di rimanere con Jim sulla Avalon, vivendo con lui, dentro questa relazione d’amore, il resto della sua vita. Riconosce che questo e non altro dà senso alla sua esistenza. Anche se così facendo non vedrà mai la fine del viaggio, ma non è in fondo questo il destino di ognuno di noi? Siamo imbarcati sulla nave della vita, che andrà avanti dopo la nostra scomparsa. Ciò che possiamo decidere è come spendere quel po’ di tempo che ci è concesso.
  • Diversi passaggi del film possono essere messi in parallelo con il racconto biblico di Genesi 2 (in alcune classi sono stati gli stessi ragazzi a cogliere queste assonanze). Oltre al già citato “non è bene che l’uomo sia solo” (Gen 2,18), almeno altri due paralleli possono essere fatti. Anzitutto, la creazione di Eva: come nel racconto biblico, prima di incontrare Aurora, Jim si addormenta. Aurora/Eva è la sorpresa del risveglio (Gen 2,21-23), un dono che riempie il vuoto della solitudine. In secondo luogo il primo compito assegnato da Dio all’uomo di coltivare e custodire il giardino (Gen 2,15): sulla Avalon, Jim si dedica a piantare alberi, trovati tra i materiali che sarebbero dovuti essere trapiantati sul pianeta colonia. Nella scena finale, quando ormai la Avalon è in procinto di arrivare a destinazione, l’equipaggio si sveglia e trova la nave completamente ricoperta di alberi e piante. A dire che il compito dell’uomo su questa terra – come su un’astronave di acciaio lunga un chilometro – è renderla viva, farla fiorire come un giardino. Un aggancio interessante con quanto Papa Francesco scrive nell’enciclica Laudato si‘.
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