Il primo testo che utilizzo per presentare la visione cristiana della sessualità è il primo racconto della creazione (sì, la Bibbia ne riporta due diversi!), che troviamo al capitolo 1 del libro della Genesi. Ciò che viene qui detto parlando della creazione dell’uomo e della donna esprime infatti già alcuni aspetti fondamentali della visione ebraico/cristiana della relazione di coppia.
Il racconto, come noto, è strutturato in sette giorni. Nei primi cinque Dio crea la luce, gli astri, le piante, gli animali… nel sesto giorno crea l’uomo e la donna (insieme in questo primo racconto), come capolavoro della creazione: nella prospettiva del libro della Genesi l’uomo è al vertice di tutto il creato. Il settimo giorno invece Dio si riposa per l’opera che ha compiuto: il riposo di Dio del settimo giorno sta a fondamento del precetto ebraico del sabato.
Leggo con i ragazzi ciò che avviene il sesto giorno, dove troviamo quello che ci interessa dal punto di vista del nostro tema.
26Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». 27E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. 28Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra». 29Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. 30A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. 31Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
(Gn 1,26-31)
Tutto il racconto della creazione è scandito dal ritornello “e Dio vide che era cosa buona“. Tutto ciò che Dio crea è “cosa buona”, tranne l’uomo e la donna, che sono invece “cosa molto buona” (v. 31): l’uomo e la donna sono il capolavoro della creazione.
Cosa ci dice questo racconto sul tema della sessualità? Anzitutto c’è da notare come il primo “comandamento” in assoluto che Dio dà all’uomo e alla donna abbia a che fare con la sessualità: “siate fecondi, moltiplicatevi, riempite la terra“. Prima di qualsiasi altra cosa, Dio comanda agli uomini l’esercizio della sessualità. Questo mette in luce come non sia corretta quell’idea che spesso abbiamo in mente secondo la quale la religione vedrebbe la sessualità in modo sostanzialmente negativo, come una cosa sporca, brutta, che è accettabile al fine della procreazione, ma meglio evitare… Il primo comando che Dio dà al capolavoro della creazione riguarda la sessualità: non può essere qualcosa di torbido! Se mai è vero il contrario: la prospettiva biblica ci consegna un’idea altissima della sessualità! Per questo va custodita e non sporcata.
A questo punto mi viene spesso fatta un’obiezione: sì, Dio comanda l’esercizio della sessualità, ma solo perché finalizzata alla procreazione. Questo da un lato è vero, dall’altro però la fede cristiana riconosce due valori parimenti rilevanti nel considerare la sessualità: quello unitivo e quello procreativo. Dunque la Chiesa riconosce come il fine della sessualità non sia solo quello della generazione, ma anche realizzare l’unione tra le due persone che la vivono: la sessualità è anzitutto il modo più bello che due persone hanno per dirsi il proprio amore.
Il primo racconto della creazione permette però di andare ancora oltre, associando la sessualità addirittura a Dio. Lo possiamo cogliere riflettendo su cosa significhi che Dio crea l’uomo a sua immagine. In che senso siamo a immagine di Dio? Cosa l’uomo ha in comune con Dio? Sono state date molte risposte diverse a questa domanda, ciò che emerge dal testo sembra dirci che Dio e uomo hanno in comune la capacità di amare. E quando parla di amore qui non si parla di un amore generico, ma dell’amore di coppia. Il passaggio decisivo è al v. 27: “E Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò“. Se dovessimo rappresentare questa scena in un dipinto per come è raccontata avremmo un serio problema: non è chiaro cosa di preciso Dio crei. Crea un soggetto (a immagine di Dio lo creò) o due soggetti (maschio e femmina li creò)? Non si capisce. Il testo resta volutamente ambiguo. Per dirci cosa? L’ambiguità che l’autore della Genesi ci consegna sembra dirci che ad essere immagine di Dio non è l’uomo singolo, ma l’uomo in relazione. L’uomo, creato da Dio, diventa immagine di Dio quando vive una relazione d’amore. Io, da solo, slegato dalle relazioni che vivo, non sono immagine di Dio. Sono immagine di Dio quando vivo l’amore. E tra tutte le relazioni possibili il testo intende qui chiaramente quella di coppia, che prevede l’esercizio della sessualità. La sessualità diventa allora quello strumento attraverso il quale realizziamo in pienezza il nostro essere a immagine di Dio. La relazione sessuale, vissuta nell’amore, è ciò che permette più di ogni altra cosa, secondo il racconto di Genesi, di avvicinarci a Dio, di essere come lui. Al punto che, dalla relazione sessuale, scaturisce la vita: attraverso di essa l’uomo e la donna diventano “creatori”, come Dio.
Perché allora i preti non si sposano? Mi viene domandato spesso. Questa pagina è tratta dall’Antico Testamento e esprime la visione propriamente ebraica della sessualità. Difatti nell’ebraismo i rabbini, come un tempo i sacerdoti, sono sposati. Il cristianesimo ha in più il riferimento alla figura di Gesù che i Vangeli ci presentano celibe. Per questo motivo, pur riconoscendo l’immenso valore della sessualità umana che ci consegna il racconto della Genesi, il cristianesimo ha affiancato all’amore di coppia altre forme di amore.