Quale idee abbiamo di Dio?

OBBIETTIVI: far riflettere i ragazzi sulle idee pregresse di Dio che tutti abbiamo.

TIPOLOGIA DI LEZIONE: visione film e discussione in classe.

TEMPO DEDICATO: 4/5 lezioni

VALUTAZIONE: non è prevista una valutazione al termine del modulo, si può valutare la qualità della partecipazione alla discussione.

SVOLGIMENTO DELLE LEZIONI:

Dopo il modulo sui Vangeli e prima di ripercorrere coi ragazzi la vicenda di Gesù propongo un intermezzo in cui riflettere sulle idee di Dio che tutti noi, credenti o non credenti, abbiamo. Se credi, in che Dio credi? Se non credi, in che Dio non credi? È per me una questione decisiva. Anzitutto perché, molto spesso, sono alcune idee su Dio effettivamente non credibili che portano ad abbandonare la fede: se Dio è così non so cosa farmene! E poi perché Gesù e la sua vicenda mettono in discussione molte delle nostre idee di Dio. Ma per far cogliere questo, è necessario prima riflettere su queste nostre rappresentazioni più o meno consapevoli.

Per introdurre il tema e iniziare a suscitare qualche riflessione propongo ai ragazzi la visione del film Una settimana da Dio (2003). È un film molto leggero e godibile, ma per niente banale, con moltissimi spunti sia dal punto di vista educativo, sia sul tema dell’idea che abbiamo di Dio. Sulla pagina Wikipedia del film potete trovare la sintesi completa della trama. Questo il trailer.

Da qui in avanti sono presenti spolier.

Sono moltissimi i temi su cui ci si potrebbe soffermare a partire da questo film, indipendentemente dalla riflessione su Dio. Su tutti il tema della felicità, che riprendo sempre coi ragazzi dopo la visione: Bruce crede che ottenere il posto da anchorman gli permetterà di raggiungere la felicità, non si rende conto che è Grace ciò che davvero rende felice la sua vita; se ne accorge solo quando diventa anchorman ma perde Grace. Sappiamo cosa ci rende davvero felici? In un’altra scena Bruce, con i poteri di Dio, risponde “sì” a tutte le preghiere che gli vengono rivolte. Il risultato è il caos. L’esempio migliore è ciò che succede coi biglietti della lotteria: moltissimi avevano chiesto di vincere, vincono tutti, ma, di conseguenza, vincono pochissimi soldi, e alla fine sono tutti scontenti. Per giustificarsi con Dio, Bruce dice: “Gli ho dato solo quello che chiedevano”. E Dio gli risponde: “Ma da quando in qua le persone sanno quello che vogliono?”. Ai ragazzi dico sempre che questa è una frase da scolpire! Quante volte crediamo che qualcosa ci renderà felici, ma una volta raggiunto ci troviamo con in mano poco o niente… “Alcune delle persone più felici del mondo tornano a casa alla sera sporche di sudore” dice Dio a Bruce in un’altra scena: cosa rende davvero felice la tua vita?

Passando invece alla riflessione sulle immagini di Dio, faccio notare anzitutto ai ragazzi come nel film siano presenti diversi modi di pensare a Dio. Li troviamo rappresentati in quello che di Dio dicono e pensano i diversi personaggi. La modalità con la quale cerco di provocare i ragazzi è mettere in luce le diverse rappresentazioni di Dio e chiedere loro cosa ne pensano, se siano vicine o lontane da quello che loro hanno in mente.

1) Dio secondo Grace.

Per quanto solo di sfuggita, il personaggio di Grace ci dà alcune immagini di Dio su cui riflettere. Nella scena in cui Bruce, dopo essere stato licenziato, se la prende con Dio affermando che Dio ce l’ha con lui, Grace risponde dicendo: “Lo sai che tutte le cose succedono per un motivo”. È un primo modo di pensare a Dio che ci viene consegnato. Cosa ne pensate voi di questa affermazione? Secondo voi tutto succede per un motivo? C’è un progetto di Dio che comprende tutto, bene e male, e anche le cose negative che ci succedono fanno parte di questo progetto? Faccio notare come da un lato questa sia un’immagine bella, che dà fiducia: anche nei momenti difficili non siamo abbandonati a noi stessi, anche i momenti difficili hanno un significato, perché attraverso di essi Dio ci guida là dove lui vuole… Dall’altro però rischia darci un’immagine di Dio un po’ ambigua: un Dio che si serve indiscriminatamente del bene e del male. Dio si serve del male? Il male è uno strumento che Dio usa per metterci alla prova, per correggerci, per intervenire nella nostra vita? Che Dio è un Dio così? Dio decide tutto della nostra vita? In che senso allora siamo liberi?
L’idea che Grace ha di Dio è in ogni caso un’idea positiva: Dio è qualcuno di affidabile a cui ci si può rivolgere nei momenti di difficoltà, che ci sostiene e viene in nostro aiuto. Bellissima la scena in cui Grace prega Dio (che in quel momento, senza che lei lo sappia, è Bruce) di fargli dimenticare Bruce. È il vero punto di svolta della storia. Anche per voi Dio è qualcuno a cui rivolgersi nei momenti di difficoltà? Qualcuno che vi sostiene e vi aiuta? Come lo fa, secondo voi?

2) Dio secondo Bruce

L’immagine che Bruce ha di Dio è più articolata. All’inizio del film, quando Bruce perde il lavoro e viene malmenato dalla gang di bulli, Bruce se la prende con Dio, si arrabbia con lui: “Dio mi sta ignorando completamente!”: è capitato anche a voi di essere arrabbiati con Dio? Avete fatto anche voi esperienza di sentirvi ignorati da Dio?
Sempre in questa scena (che normalmente faccio rivedere ai ragazzi prima di commentarla) Bruce dice una frase interessantissima: “Dio è un bambino dispettoso seduto su un formicaio con una lente e io sono la formica; potrebbe risolvermi la vita in cinque minuti se volesse, ma preferisce bruciarmi le antenne e vedermi contorcere”. C’è anzitutto qui l’idea di un Dio sadico, un Dio che non vuole il nostro bene ma il nostro male e gode nel vederci soffrire. Cosa ne pensate di questa idea? Anche a voi è capitato di avere il sospetto che Dio non ci voglia bene? Ma la parte più interessante è quando dice che Dio potrebbe risolverci la vita in cinque minuti, se volesse. Siete d’accordo con questa affermazione? Dio potrebbe risolvere tutti i nostri problemi, ma non lo fa? Perché, se può tutto, non interviene a risolvere i problemi del mondo e i piccoli problemi della nostra vita? È la grande domanda sull’onnipotenza di Dio che, se pensata in modo superficiale, non può che gettare su Dio un’ombra: o Dio è buono o non è onnipotente. Sarà la grande obiezione teologica che emergerà nel XX secolo di fronte alla tragedia della Shoah. L’idea del Dio onnipotente che può tutto non è più credibile. L’onnipotenza di Dio va ripensata in modo diverso. La vicenda di Gesù ci consegnerà esattamente un’idea differente di onnipotenza: Dio è colui che è onnipotente nell’amore, che ama senza limiti; nessun ostacolo “potrà mai separarci dall’amore di Dio” scriverà Paolo nella lettera ai Romani (8,39): questa è la sua onnipotenza.

Nella scena successiva, che troviamo in questo video di Youtube, è espressa un’ulteriore idea su Dio di Bruce.

È l’idea del Dio punitore. Cosa ne pensate di questa immagine di Dio? Secondo voi Dio ci punisce se non ci comportiamo come lui desidera? Faccio notare come questa idea, anche se in modo non sempre consapevole, sia in realtà molto radicata in noi. Quante volte ci succede qualcosa di negativo ed esclamiamo: “che cosa ho fatto di male per meritarmi questo!” Dietro una frase del genere, che normalmente diciamo senza darci troppo peso, c’è però esattamente l’idea di un Dio che, se ci comportiamo male, ci manda una punizione. L’idea del Dio punitore è un’idea molto presente anche nella Bibbia, quando rappresenta Dio secondo la logica della retribuzione: un Dio che premia i giusti e castiga i cattivi. Il problema è che – è sotto gli occhi di tutti – nel mondo reale non funziona così. Non è vero che a chi si comporta male Dio fa andare male le cose e a chi si comporta bene Dio fa riuscire tutto. Il mondo è pieno di ingiusti che hanno successo e di innocenti che soffrono. Di questa contraddizione è consapevole anche la Bibbia. Già nell’Antico Testamento, nel libro di Giobbe ad esempio, troviamo una critica a questo modo di pensare: Giobbe viene colpito da immense disgrazie senza che sia colpevole di nulla. Gesù, nel Nuovo Testamento, spazzerà via l’idea del Dio punitore una volta per tutte. È chiarissimo Gesù: la sofferenza, la malattia non vengono da Dio, non sono una punizione di Dio. Quando incontra il cieco nato, nel famoso episodio che troviamo al capitolo 9 del Vangelo di Giovanni, i discepoli gli chiedono: “Chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?” e Gesù risponde “Né lui ha peccato, né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio”. Il male non viene da Dio. Piuttosto, Dio è capace di manifestare la sua grandezza, il suo amore, anche nelle situazioni di sofferenza e di dolore. In un altro episodio, al capitolo 13 del Vangelo di Luca, parlando di una torre che era crollata uccidendo diciotto persone, Gesù dice: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo“. Il male non è la punizione di Dio per il peccato. Il male è solo male, e se si sceglie – “se non vi convertite” – produce morte e sofferenza da sé – “perirete tutti allo stesso modo” – semplicemente perché è male. Dio col male non c’entra nulla, non se ne serve in alcun modo; è colui che più di tutti si oppone ad esso.

Provocato dalle accuse di Bruce, Dio decide di metterlo alla prova e dà a Bruce tutti i suoi poteri per una settimana. Qual è il modo con cui Bruce usa questo potere? Per fare tutto quello che vuole, vendicarsi di chi gli aveva fatto dei torti, realizzare i suoi desideri, come vediamo in questo spezzone del film che troviamo su Youtube

Quello che abbiamo detto sull’onnipotenza di Dio qui emerge nel modo più evidente possibile. Bruce utilizza l’onnipotenza a suo piacimento, facendo tutto ciò che vuole. È una caricatura, certo, ma ci mostra chiaramente la banalità di un certo modo di pensare all’onnipotenza di Dio. Lo spezzone si conclude con una scena che è l’emblema di tutto questo: Bruce, in cima a un grattacelo, che grida “Io sono Bruce onnipotente, sia fatta la mia volontà!”. Immagine agli antipodi rispetto all’idea cristiana di Dio. Il Dio cristiano non è colui che “fa la propria volontà”, che agisce per il proprio interesse e il tornaconto. È l’esatto opposto. Faccio normalmente il confronto tra questo video e il racconto della lavanda dei piedi, che troviamo al capitolo 13 del Vangelo di Giovanni. La cosa interessante è che in questo testo troviamo un riferimento esplicito all’onnipotenza di Dio. Si apre con questa frase: “Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava…“: il Padre ha dato tutto nelle mani a Gesù: Gesù ha, potremmo dire, tutto il potere di Dio, tutta l’onnipotenza di Dio. Ma cosa fa con questo “potere”? La frase continua così: “…si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli“. Tutto il potere di Dio Gesù lo usa per mettersi al servizio dei suoi discepoli. Il potere di Dio non è potere di fare ogni cosa, non è per “fare la propria volontà”, ma è farsi dono per l’altro. Dio è onnipotente nell’amore. Emerge già qui un accenno a ciò che risulterà evidente ripercorrendo la vicenda di Gesù: il Dio di Gesù è radicalmente diverso dalle immagini che abbiamo di lui.

3) Dio secondo “Dio”

Da ultimo ci soffermiamo sugli spunti che ci consegna il personaggio di Dio per come lo troviamo rappresentato nel film. La fisionomia di Dio che emerge nel film non è chiaramente quella del Dio cristiano. Alcuni aspetti di come viene descritto però però interessanti e non scontati riguardo il modo di pensare a Dio, anche dal punto di vista cristiano. Quattro in particolare.

  • Anzitutto il tema del libero arbitrio: l’unica regola che limita l’onnipotenza di Dio, secondo il film, è il rispetto del libero arbitrio umano: Dio non può in alcun modo imporsi sulla libertà dell’uomo. Bellissima la scena in cui Bruce, coi poteri di Dio, cerca di riconquistare Grace e prova a comandarle di amarlo, senza ottenere nulla (bello pensare rappresentato in questa scena il desiderio che Dio ha di essere amato da noi!). Il tema è centrale nel film e, potremmo dire, caratterizza in modo decisivo la descrizione che troviamo di Dio. Quando Dio spiega questa regola a Bruce, lui gli chiede “Posso chiedere perché?” e Dio gli risponde “Sì che puoi! È questo il bello!”: quasi a dire che è proprio questa la chiave per comprendere il senso dell’agire di Dio. Addirittura il film presenta il rispetto del libero arbitrio, in un certo senso, come “il dramma di Dio”. A un certo punto Bruce chiede “Come fai a farti amare senza interferire sul libero arbitrio?” e Dio gli risponde “Se trovi una risposta a questo dilemma, fammi un fischio!”: Dio ci ama e desidera essere amato da noi, ma l’amore non può essere imposto, può essere solo una scelta libera, una nostra scelta. Dio rispetta la nostra libertà, non si impone. Il desiderio di Dio implica la nostra libertà, non ne fa a meno, non si realizza senza di essa. Prospettiva che valorizza al massimo la libertà dell’uomo e ci consegna l’immagine di un Dio che rispetta fino in fondo il nostro essere liberi.
  • In secondo luogo il tema del miracolo. Nell’immaginario che i ragazzi hanno rispetto alla religione il miracolo ha sempre una posizione centrale. Anche nella mentalità comune fede e miracolo sono spesso associati, in un modo che il più delle volte definire cringe è poco; si pensi ai vari santoni e veggenti che costruiscono la propria fortuna su presunti miracoli e prodigi. Tutto questo contribuisce a rendere davvero poco credibile la fede agli occhi dei ragazzi (e di chiunque conservi un minimo di ragionevolezza): è importante da questo punto di vista far percepire che la fede è altro. Il film è molto attento a non sfociare in una concezione miracolistica di Dio. Certo troviamo messi in scena moltissimi prodigi compiuti da Dio e soprattutto da Bruce una volta ricevuti i poteri di Dio, ma a ben vedere nessuno di questi miracoli è decisivo nella trama del film: sono più usati dal regista come espediente per accentuare la dimensione comica della sceneggiatura. I muri portanti della trama sono costituiti da altro. Questo è esplicitato in un dialogo tra Bruce e Dio, quando quest’ultimo dice: “Una madre sola che deve fare due lavori e trova ancora il tempo di accompagnare il figlio alla scuola di calcio, quello sì che è un vero miracolo. Un adolescente che dice no alla droga e sì all’istruzione, questo è un miracolo.” e continua “Le persone vogliono che faccia tutto io, non si rendono conto che sono loro ad avere il potere. Vuoi vedere un miracolo figliolo? Sii il tuo miracolo!”. Quest’ultima affermazione diventerà la nuova “frase di chiusura” dei servizi televisivi di Bruce, come vediamo nell’ultima scena del film, a sottolineare la centralità di questa idea nella concezione di Dio proposta dal film. I miracoli non li fa Dio. I miracoli li facciamo noi. Dio nella storia, nella nostra vita, non si rende presente con interventi soprannaturali. Dio accompagna la nostra vita operando nel nostro cuore, convertendo il nostro modo di pensare, suscitando desideri nuovi che muovano la nostra vita in direzione dell’amore. Questo è il vero miracolo: lasciarci cambiare, imparare ad amare.
  • Terzo, il tema della preghiera che il film tratta in un modo per niente scontato. È secondo me anzitutto bellissima l’immagine che viene usata per dire la rilevanza che la nostra preghiera ha di fronte a Dio: dopo che Bruce ha ricevuto i poteri di Dio, inizia a sentire un brusio di sottofondo che diventa sempre più insistente, fino a fargli scoppiare la testa. Sono le preghiere delle persone, che Bruce cerca di ignorare senza riuscirci, perché la loro voce diventa assordante. È secondo me una sottolineatura bellissima : la nostra preghiera arriva davvero a Dio, Dio è realmente chiamato in causa da essa. Di fronte alla nostra preghiera Dio “ha le mani legate”: a dire come la dimensione dell’indifferenza non appartenga in nessun modo alla realtà di Dio, che è ascolto e cura.
    Ma il passaggio più significativo è quando Dio chiede a Bruce di pregare, nella scena, disponibile su Youtube, che sta al vertice del percorso evolutivo del personaggio di Bruce.

Quando Dio chiede a Bruce di pregare, lui assume un atteggiamento che ritrovo molto spesso nei ragazzi che incontro. Esprime una preghiera del tutto superficiale, con la convinzione che tanto non servirà a nulla: “Signore, sazia gli affamati e porta la pace a tutta l’umanità, ti prego…”. Quando chiede a Dio se va bene come preghiera, lui gli risponde “Perfetto, se vuoi diventare Miss America!”: la preghiera è altro! Pregare non è chiedere a Dio qualcosa di generico in un modo del tutto distaccato. “A cosa tieni veramente?” chiede Dio a Bruce per condurlo verso una preghiera autentica. La preghiera, quella vera, riguarda questa dimensione: i nostri desideri, le nostre speranze, le paure, quello che ci fa soffrire, quello che ci riempie di gioia. È a questo livello che la preghiera acquista un senso. Dio non se ne fa nulla delle nostre preghiere, a meno che non diventino il modo di condividere con lui quello che portiamo nel cuore e muove la nostra vita, perché lui possa prendersene cura. È questa la preghiera che Dio ascolta, che diventa feconda perché permette a Dio di operare nel nostro cuore e nella nostra vita. È questa la preghiera che, secondo il film, Dio esaudisce.

  • Da ultimo, nel film compare, a margine di diverse scene, un senza tetto con in mano un cartello, che riporta ogni volta una scritta diversa, piuttosto enigmatica: “Sei cieco”, “Dio è il miele dell’amore”, “Abbasso il giudizio universale”… Nell’ultima scena del film scopriamo che quel senza tetto è Dio stesso, sotto mentite spoglie. È secondo me una sottolineatura bellissima: Dio è lì dove non ti aspetti. Dio non lo vedi, ma è presente nella tua vita senza che tu spesso te ne accorga, e ha il volto dell’altro, del più povero, di quello a cui passi davanti senza considerare nemmeno con lo sguardo. Questa idea di Dio presente nei più poveri, negli ultimi, è uno degli aspetti che Papa Francesco sottolinea di più nel suo magistero.
Pubblicità