Il miracolo è una delle modalità più utilizzate dagli evangelisti per esprimere i senso di ciò che la vicenda di Gesù ha svelato: sono davvero tantissimi gli episodi in cui Gesù è raffigurato mentre compie miracoli e questo indica la loro importanza ed efficacia da un punto di vista comunicativo agli occhi degli evangelisti. Il tema del miracolo è però facilmente fraintendibile. C’è un modo di pensare al miracolo del tutto banale, quando lo si intende come dimostrazione dell’identità di Gesù come Figlio di Dio, della sua potenza, gloria ecc… Non è questo il motivo per cui gli evangelisti raccontano i miracoli.
Per provare a cogliere il significato più vero di questi racconti propongo la lettura dei due che troviamo subito dopo la descrizione della “giornata tipo” di Gesù che abbiamo letto nella lezione precedente. Il primo narra la guarigione di un lebbroso.
40Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 43E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». 45Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
(Mc 1,40-45)
Al lettore dell’epoca è subito chiaro come ciò che viene raccontato non sia per niente scontato: Gesù si lascia avvicinare da un lebbroso. I lebbrosi, a causa della contagiosità della loro malattia, vivevano isolati dalla comunità ed era loro proibito entrare in contatto con gente sana. Il fatto che questo lebbroso riesca ad avvicinarsi a Gesù dice già un tratto significativo: l’accoglienza che Gesù offre a ognuno, indipendentemente dalle sue condizioni.
Per ragionare sulla funzione del miracolo nei Vangeli partiamo dalla fine dell’episodio: Gesù, dopo aver guarito il lebbroso, gli intima di non dire niente a nessuno. È una notazione che troviamo spesso dopo i miracoli compiuti da Gesù, soprattutto nel Vangelo di Marco, e a ben vedere è una pretesa piuttosto inverosimile: come può pensare Gesù che una persona miracolata se lo tenga per sé!? Difatti, ogni volta, l’evangelista annota che, nonostante le raccomandazioni di Gesù, il guarito divulga a tutti l’accaduto. Perché Gesù dà un comando palesemente impossibile da rispettare? Quello che l’evangelista vuole mettere in luce qui è il modo corretto (e non corretto) di intendere il miracolo. Se leggiamo i miracoli pensando che Gesù li compia per guadagnare fama e dimostrare la sua potenza, siamo fuori strada. Se così fosse Gesù avrebbe dovuto dire al lebbroso: vai a dire a tutti quello che ho fatto, “fammi pubblicità” così che io possa guadagnare sempre più follower. Invece Gesù comanda di non dire niente a nessuno: non è per la fama e per la gloria che Gesù compie i miracoli, non è questo il loro significato. Ma qual è allora?
Concentriamoci sul dialogo tra Gesù e il lebbroso. Interessante notare come quest’uomo non chieda semplicemente “abbi pietà, guariscimi” e come Gesù non gli risponda solamente “sii guarito”. L’accento del dialogo è posto su ciò che Gesù vuole: “se vuoi puoi purificarmi!”, “lo voglio, sii purificato!”. Si comprende allora come ciò che c’è in gioco in questo miracolo, quello che l’evangelista vuole dirci raccontandoci questo episodio, riguarda la volontà di Gesù e, in definitiva la volontà di Dio, rispetto alla malattia di quest’uomo. Si può notare come sia nella domanda che nella risposta non si parli di guarigione ma di purificazione, utilizzando quindi un termine propriamente religioso: è questo il livello che interessa. Per la legge di Israele il lebbroso, in quanto malato, era impuro: non poteva accedere al tempio e al culto. La malattia era interpretata come punizione di Dio per il peccato. Di fronte alla malattia Dio era pensato come colui che l’aveva provocata. Il miracolo di Gesù al lebbroso spazza via questo modo di pensare a Dio di fronte alla malattia. Per questo il dialogo verte sul tema della volontà di Dio. Cosa vuole Dio di fronte alla malattia? Vuole la malattia come punizione per il peccato? Gesù afferma in modo inequivocabile come di fronte ad essa Dio voglia la vita dell’uomo, voglia la sua guarigione, la sua felicità.
Il motivo per cui ci è raccontato questo miracolo è dirci la posizione benevola di Dio, che Gesù ha manifestato, di fronte alla malattia. Il miracolo è utilizzato dall’evangelista per veicolare un contenuto teologico essenziale della fede cristiana. È in quest’ottica che vanno letti tutti i miracoli di Gesù: sono strumenti attraverso i quali si rendono evidenti i tratti propri del Dio di Gesù. Questo è il motivo per il quale sono raccontati nei Vangeli.
Il secondo miracolo che propongo è raccontato da Marco subito dopo quello del lebbroso.
1Entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. 3Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. 4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. 5Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». 6Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: 7«Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». 8E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? 9Che cosa è più facile: dire al paralitico «Ti sono perdonati i peccati», oppure dire «Àlzati, prendi la tua barella e cammina»? 10Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, 11dico a te - disse al paralitico -: àlzati, prendi la tua barella e va' a casa tua». 12Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
(Mc 2,1-12)
Troviamo Gesù che annuncia il Vangelo in una casa, circondato dalla folla. Quattro persone, saputo della presenza di Gesù, decidono di portargli un loro amico paralitico. C’è un problema però: non c’è spazio per portare il paralitico davanti a Gesù. Cosa fanno allora? Scoperchiano il tetto (sarà stato contento il padrone di casa…)! Proviamo a pensare quanto queste persone dovevano voler bene a quel paralitico se si cimentano in un’impresa tanto onerosa. Finalmente riescono a calare la barella, la porgono a Gesù, Gesù si avvicina e… “ti sono perdonati i peccati” dice. Fermiamoci un attimo a immaginare la scena: questi hanno scoperchiato un tetto con l’intento di presentare il paralitico a Gesù, perché lo guarisca e Gesù cosa fa? Non solo non lo guarisce, ma pronuncia una frase per nulla pacifica. Sì, perché nella concezione ebraica solo Dio può perdonare i peccati, nessun uomo può dire a un altro “ti sono perdonati i peccati”. E difatti glielo fanno notare! “Perché costui parla così? Bestemmia!”.
Gesù dunque non asseconda le aspettative dei presenti e se ne esce con una frase che lo mette in cattiva luce di fronte a tutti! Cosa sta combinando Gesù? Anche qui emerge come i miracoli di Gesù non siano fini a sé stessi. Gesù non fa miracoli perché vuole semplicemente guarire i malati, altrimenti avrebbe dovuto girare il mondo e guarire tutti, mentre i Vangeli ci mostrano che Gesù guarisce solo chi incontra. Il miracolo, nei Vangeli, è sempre usato da Gesù per dirci qualcosa su Dio.
Nell’episodio del paralitico Gesù sfrutta l’occasione per spostare l’attenzione su un tema che gli sta a cuore comunicare: quello del perdono dei peccati. E difatti, proseguendo nel racconto, si vede esattamente come Gesù faccia del miracolo la dimostrazione della possibilità del perdono dei peccati. “Che cosa è più facile: dire al paralitico «Ti sono perdonati i peccati», oppure dire «Àlzati, prendi la tua barella e cammina»?” È chiaro che è molto più facile dirgli “ti sono perdonati i peccati”: non esiste controprova! A quel punto dice: “perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra […] àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua»”.
Il miracolo del paralitico ci dice la possibilità, che la fede cristiana afferma, di ricevere in ogni momento il perdono per i peccati. È questo il motivo per cui Gesù racconta il miracolo.
Per concludere, i miracoli di Gesù non sono dimostrazione della sua potenza o della sua identità di Figlio di Dio, nemmeno sono gesti finalizzati semplicemente a guarire la specifica persona oggetto del miracolo, hanno invece sempre una motivazione teologica e rivelativa: sono usati dagli evangelisti per mettere mettere in luce tratti specifici della fisionomia di Dio, della sua volontà che caratterizza il regno.