Il Vangelo di Marco è molto sobrio nel riportare le parole della predicazione di Gesù, Matteo invece dedica molto spazio ai suoi discorsi: in totale se ne contano cinque. Per questo motivo, per dare ai ragazzi un assaggio dei contenuti fondamentali della predicazione di Gesù, leggo con loro un’estratto del discorso più lungo e famoso che troviamo nel Vangelo di Matteo: il cosiddetto discorso della montagna (semplicemente perché all’inizio del discorso Matteo sottolinea che Gesù salì sul monte). Il discorso copre interamente i capitoli 5, 6 e 7 di Matteo ed è introdotto dalla famosissima pagina delle beatitudini.
Nella prima parte di questo discorso Gesù ripercorre alcuni comandamenti della legge di Israele e li approfondisce dandone una lettura più interiore e radicale. Matteo per sottolineare la novità evangelica rispetto alla legge di Israele utilizza la formula “Avete inteso che fu detto… ma io vi dico”. Emergono qui alcuni tratti specifici della fede cristiana che cerco di mettere in luce. Leggo a partire dal versetto 38 del capitolo 5 di Matteo.
38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l'altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
(Mt 5,38-42)
In questo passaggio Gesù cita la famosa “legge del taglione”, che troviamo affermata nel libro del Deuteronomio e in moltissime legislazioni antiche, la più famosa delle quali è il Codice di Hammurabi. Per quanto alla sensibilità odierna essa appaia senz’altro superata, essa custodiva una forma seppur primitiva di giustizia: impediva la spirale della violenza. Se io ti cavo un occhio tu non mi uccidi la famiglia, ti limiti a cavare anche a me un occhio. Gesù però propone una forma del tutto diversa di rispondere ai torti subiti: “Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due“. Si tratta senz’altro di una proposta molto forte e spiazzante. La reazione dei ragazzi è sempre molto decisa: è impossibile fare ciò che Gesù qui chiede. Va bene non rispondere alla violenza con la violenza, ma qui siamo molto oltre. Gesù propone di offrire il doppio di ciò che l’altro vorrebbe portarti via. Perché Gesù chiede qualcosa che sembra assolutamente fuori da ogni logica umana? Nel proseguo del discorso troviamo la risposta.
43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
(Mt 5,43-48)
In questo passaggio Gesù esprime una delle novità più dirompenti del cristianesimo: l’amore per i nemici. Questo comandamento che Gesù ci dà, consegna all’amore la capacità di andare oltre ogni ostacolo, oltre ogni limite. È l’amore nella sua forma più alta. Anche qui però ci troviamo molto distanti da una logica umana e dalla sensibilità comune. Stavolta Gesù però dà una spiegazione all’illogicità della sua proposta. Gesù chiede ai suoi discepoli di vivere così “affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti“. Gesù propone di porgere l’altra guancia, di amare i propri nemici perché questa è la logica di Dio. Dio ragiona così. Per questo tutto ciò ci appare del tutto distante dal nostro modo di pensare: perché non è un modo di pensare umano, è il modo di pensare di Dio. Tutti, credenti e non credenti, onesti e disonesti, generosi e egoisti amano i propri amici e odiano i propri nemici: se agisci così non fai niente di speciale! Gesù chiede ai cristiani di mettere in campo una più alta qualità di amore e lo fa per darci la possibilità di vivere come Dio. Per usare uno slogan: per vivere “da Dio”. Da notare come in questa rappresentazione di Dio scompaia definitivamente qualsiasi tipo di logica retributiva: Dio fa piovere allo stesso modo sui buoni e sui cattivi, sui giusti e sugli ingiusti. Dio sa fare solo una cosa: amare. Amare anche chi gli fa un torto, amare anche chi sceglie di essergli nemico. Nessuna punizione, nessuna conseguenza. Solo amore. Vivere da cristiani significa cercare ogni giorno di assumere questa stessa logica, eliminare dalla propria vita tutto ciò che non è amore, imparare ad essere solo amore.
Nel paragrafo successivo Gesù va ancora più in profondità, affrontando il tema del digiuno.
1State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. 2Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
(Mt 6,1-4)
L’elemosina nella prospettiva ebraica come nella prospettiva cristiana (e anche in quella musulmana) è senz’altro un gesto che va nella direzione indicata da Dio. Tuttavia qui Gesù afferma che per vivere secondo la logica di Dio fare l’elemosina non è sufficiente: conta anche l’intenzione del cuore. Se tu fai l’elemosina – o qualunque altra opera buona – con l’intenzione, ad esempio, di farti apprezzare dagli altri, di far vedere la tua generosità per ottenere un riconoscimento, Gesù dice: non stai ancora vivendo secondo la logica di Dio. Vivere secondo la logica di Dio chiede una gratuità autentica, che non cerchi, non miri a ricevere qualcosa in cambio per le nostre azioni. Ma perché dovrei vivere così? È un’obiezione che i ragazzi mi rivolgono spesso. Gesù in questo passaggio risponde anche a questa domanda: se vivi così c’è una promessa: “il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà”. Dio conosce il tuo cuore, vede le tue intenzioni, vede quello che vuoi e desideri. Sia chiaro: non per giudicarti. Dio vede la parte più bella di te, che nessun altro vede, lì dove tu sei solo con te stesso ed emerge la verità di tutto ciò sei. Se il tuo segreto, il tuo cuore, è limpido, trasparente, senza doppi fini, senza ambiguità, allora – dice Gesù – c’è una ricompensa. Che non è banalmente il paradiso, la vita ultraterrena. No, la ricompensa di cui parla Gesù è già qui. Gesù dice: se tu vivi come Dio desidera, facendo tuoi gli stessi desideri di Dio, la tua vita ne guadagna, si arricchisce.
Noi siamo portati a pensare che se subisci un’offesa e non ti difendi, sei un buono a nulla. Siamo portati a pensare che nella vita dobbiamo saperci far valere, altrimenti siamo dei deboli, degli sfigati. Gesù invece ti dice che se vivi rinunciando all’affermazione di te, offrendo il perdono, agendo con sincerità e trasparenza, se vivi cioè come Dio, secondo la logica di Dio, c’è una promessa. La promessa che vivere così ne vale la pena. Che il bene che fai ti torna indietro. Non è vero che sei un buono a nulla, se vivi così la tua vita fiorisce e diventa feconda: come fu per Abramo, la tua vita diventerà una benedizione.