L’ultimo testo biblico che propongo per presentare la prospettiva cristiana sulla sessualità è preso dal Nuovo Testamento e in particolare dal capitolo 6 della Prima lettera ai Corinzi, scritta da Paolo.
La città di Corinto era all’epoca un importante snodo commerciale, soprattutto per via del grande porto che ospitava. Era un luogo di transito e di incontro tra persone di provenienza e cultura diverse e, come tipico di contesti del genere era, come si suol dire, “un porto di mare”. Il malcostume che caratterizzava Corinto era condiviso anche da alcuni membri della comunità cristiana che qui Paolo aveva fondato, e riguardava soprattutto la sfera sessuale. Nel passaggio che leggo in classe Paolo rimprovera quei cristiani che non si fanno problemi a frequentare le prostitute.
12«Tutto mi è lecito!. Sì, ma non tutto giova. «Tutto mi è lecito!. Sì, ma non mi lascerò dominare da nulla. 13«I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!. Dio però distruggerà questo e quelli. Il corpo non è per l'impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. 14Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. 15Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! 16Non sapete che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due - è detto - diventeranno una sola carne. 17Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. 18State lontani dall'impurità! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all'impurità, pecca contro il proprio corpo. 19Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. 20Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
(1Cor 6,12-20)
Il linguaggio di Paolo è piuttosto complesso, bisogna fare la fatica di entrarci per poterne cogliere il significato. Parto dal passaggio centrale, quando Paolo contesta quei cristiani che usufruiscono della prostituzione. Troviamo anche qui, quella visione che considera l’atto sessuale un gesto per nulla superficiale, assolutamente rilevante. Paolo fa esplicito riferimento al passo di Genesi 2 che abbiamo visto nella lezione precedente, nel quale si dice che attraverso l’atto sessuale uomo e donna diventano “una sola carne“. Il ragionamento di Paolo parte dalla considerazione di come i corpi dei cristiani siano “membra di Cristo“. Perché? Chiedo ai ragazzi. Perché i cristiani, partecipando all’Eucaristia, nutrendosi del corpo di Gesù diventano una sola cosa con Gesù: da questo punto di vista, come disse una volta un prete durante un’omelia facendo svenire una schiera di vecchiette, fare la comunione è come fare l’amore con Gesù! Non c’è più distinzione tra noi e Cristo. Una volta affermato questo continua dicendo “prenderò quindi le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta?“: il rapporto sessuale rende due persone una cosa sola, è un gesto che realizza qualcosa di grandissimo, per questo non è da vivere svendendolo o banalizzandolo.
Per spiegare meglio tutto questo Paolo utilizza due immagini: l’immagine del ventre e l’immagine del tempio.
La prima immagine la troviamo all’inizio del brano che abbiamo letto. Paolo immagina un dialogo con uno dei cristiani di Corinto che obbietta alle sue osservazioni dicendo “tutto mi è lecito“: tu Paolo, non puoi dirmi nulla, perché io posso fare quello che voglio. È un’obiezione che mi sento rivolgere spessissimo, direttamente o indirettamente, parlando coi ragazzi di questi argomenti. Interessante come Paolo non contesti quello che questo immaginario interlocutore gli dice, quasi a dire: è vero, tutto ti è lecito! Qui c’è un aspetto per me fondamentale da sottolineare: la prospettiva cristiana sulla sessualità non consiste in una serie di regole predefinite da rispettare sulla sessualità: tutto ti è lecito, non c’è una legge che ti vincoli. Ma… “ma non tutto giova”, “ma non mi lascerò dominare da nulla“. Tu puoi fare quello che vuoi, ma sappi che c’è un modo di vivere la sessualità che non ti fa bene e a lungo andare domina su di te, diventa una dipendenza. Qui Paolo fa riferimento alla prostituzione, noi potremmo fare riferimento alla pornografia, a un’autoerotismo vissuto in modo compulsivo, a un certo modo tossico di pensare e di vivere le relazioni… Perché non vanno bene? Perché non ti fanno bene! Condizionano il tuo modo di pensare e vivere la sessualità, ti tolgono la libertà e la possibilità di vivere in pienezza e autenticità una relazione di coppia. Puoi fare quello che vuoi della tua sessualità, ma non tutto ti fa bene, non tutto ti fa crescere.
Questo modo limitato e limitante di vivere la sessualità Paolo lo descrive utilizzando l’immagine del ventre: “i cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi“. Dice Paolo, questo modo di vivere la sessualità pensa a questa dimensione come si pensa allo stomaco: come il cibo è per lo stomaco, così il piacere è per il il sesso. Il sesso è considerato un bisogno, al pari della fame. Come si mangia quando si ha fame, così si cerca il piacere sessuale quando se ne sente l’esigenza.
La prospettiva cristiana sulla sessualità è diversa e per esprimerla Paolo utilizza l’immagine del tempio: “non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo?“. Cosa significa? Come abbiamo visto nella lezione introduttiva al cristianesimo lo Spirito Santo, nella prospettiva della Trinità, è l’amore che il Padre e il Figlio si scambiano. Lo Spirito Santo è quell’amore che costituisce l’essenza stessa di Dio e che i cristiani sono chiamati a vivere in ogni ambito della propria vita, incluso quello sessuale. Paolo dice che i nostro corpi sono tempio dello Spirito Santo: sono cioè il luogo dell’amore, o, meglio il luogo attraverso il quale amare. La sessualità non è finalizzata al piacere, ma all’amore. È lo strumento più bello e più grande che abbiamo per amare. Qui sta il cuore di ciò che la prospettiva cristiana propone sulla sessualità: in questa prospettiva la sessualità non è mai sganciata dall’amore. L’amore è ciò che davvero rende piena e felice la nostra vita, ciò di cui abbiamo bisogno per vivere. Quando un bambino, per mille motivi, non è stato amato, va fuori di testa! Ce ne accorgiamo subito, quando ci capita, magari facendo gli animatori in oratorio, di avere a che fare con loro. Noi siamo macchine che funzionano ad amore.
Ma allora il piacere che ruolo ha? Come lo considera la prospettiva cristiana? La suora che guidava il corso fidanzati che ho frequentato prima di sposarmi lo spiegava attraverso un’immagine molto efficace: immagina di essere invitato a cena a casa del tuo cantante preferito, o del tuo sportivo preferito, qualcuno che desideri moltissimo incontrare. Arrivi, suoni il campanello e ti apre il portiere per farti entrare. Ecco, il piacere è il portiere. Se tu nella relazione sessuale ti fermi al piacere è come se, arrivando a casa del tuo cantante preferito, passassi tutta la sera a parlare col portiere. Ti perdi la cosa più bella e importante, l’occasione che quella serata ti offre: l’incontro con l’altro. Il ruolo del piacere è introdurci, aprirci la porta della relazione con l’altro, ed è bellissimo, per dirti che lì c’è un’occasione grande! Ma il fine non è il piacere, il fine è l’amore.
Preciso sempre ai ragazzi come tutto quello che abbiamo detto, si realizzi attraverso un percorso. Alla prospettiva più alta e più grande dell’amore e della sessualità non si arriva di botto. È come la vetta di una montagna, per arrivare alla quale c’è un cammino da fare, e a volte si cade lungo il cammino, si prende la strada sbagliata e ci si ritrova più indietro di prima. È normale. È normale a quindici, sedici anni percepire in modo molto forte il tema del piacere. Fa parte di un percorso di conoscenza di sé e di crescita. Ciò che è importante però è sapere che c’è una meta da raggiungere. Continuare a camminare, non accontentarsi di fermarsi a metà strada. Tutto questo sapendo però una cosa importante: che le esperienze che viviamo, di qualsiasi tipo, lasciano un segno dentro di noi. È importante prestare attenzione, non credere che va bene tutto, tanto non ci sono conseguenze. Ci sono esperienze che, nel cammino verso la vetta ti mozzano le gambe, ci sono dirupi nei quali si può cadere e dai quali poi è difficilissimo uscire. Siamo come un foglio di carta. Se lo pieghi, se lo accartocci, poi puoi riaprirlo e farlo tornare come prima, ma restano i segni, non tornerà mai come nuovo…
La sessualità è un dono bellissimo che ci è dato. È però anche una sfida grande, che può portarci a vette altissime, ma può anche condurci in fondo a bui strapiombi. Serve consapevolezza e attenzione, serve discernimento per capire cosa si desidera davvero. Perché il nostro modo di vivere la sessualità è influenzato da moltissimi aspetti: la nostra esigenza di essere apprezzati e riconosciuti, il nostro desiderio di sperimentare cose nuove, tutti i diversi modelli di riferimento che ce ne parlano… La prospettiva cristiana è come un cartello sul sentiero che ti indica una direzione, che è la direzione dell’amore. Sta a te decidere quale sentiero prendere.