La Chiamata

“La domanda: «Non avete nulla da mangiare?» è un capolavoro di finezza. Gesù non li rimprovera. Avrebbe potuto umiliarli, prenderli in giro, oppure sgridarli perché si erano sbagliati sulla vocazione. Invece non fa niente di tutto questo e pone la domanda come un suo bisogno “Avrei bisogno di qualche cosa per me”. Gesù con estrema delicatezza fa emergere la nullità del loro lavoro, mettendosi però un po’ dalla loro parte. È così che Gesù fa coi nostri desideri, non con quelli che sono già di per sé condannabili, evidentemente negativi, ma con tutta quella massa di desideri in parte buoni, in parte ambigui, che ci muovono, che riguardano la vita, il lavoro, l’istruzione, la sistemazione, lo studio, il successo, le relazioni, le amicizie, il trovarsi bene nella comunità, nel gruppo, il fare un certo cammino nella vita. Gesù non ci prende a pugni nello stomaco, ma ci prende per mano: “Forse potresti aiutare anche me, con questa tua massa di desideri, potremo lavorare insieme”. Gesù ci dà coraggio, stimola, provoca la tensione verso il bene. «Gettate e troverete». È una parola sicura: fa capire che se accettiamo che entri anche lui nella nostra ottica e ce la trasformi, ci andrà bene anche umanamente”. (C. M. Martini – È il Signore – Indialogo)

In questa seconda tappa del cammino proponiamo ai ragazzi il passaggio da uno sguardo rivolto ai propri desideri a quello verso qualcuno che chiama. Ancora, utilizzando la meditazione proposta dal testo di Martini che stiamo seguendo, partiamo da Gv 21, in particolare soffermandoci sui versetti 4-6: Gesù “chiama” i suoi discepoli a gettare le reti, li invita a fidarsi di lui, a lasciare da parte le proprie sicurezze e seguire la strada che lui indica per realizzare i propri desideri. L’esito di questa fiducia sarà quanto mai sorprendente e molto oltre le aspettative: “non riuscivano più a tirar su la rete per la grande quantità di pesci”. Anche qui può essere proposta questa riflessione sottoforma di Lectio sul testo di Gv 21,4-6, come introduzione al tema.

Incontri sul tema

1 Nel primo incontro proponiamo ai ragazzi un’attività finalizzata a far emergere ciò che hanno in mente riguardo la chiamata di Dio e “correggere” le idee distorte che dovessero emergere. Lo spunto è rappresentato dalla vicenda della vocazione di Mosé (Es 3,1-12). Partiamo da questa scheda con la quale si richiama alla memoria del gruppo la vicenda, insistendo su quelli che erano i desideri del giovane Mosé (la sete di giustizia che emerge nell’episodio dell’uccisione dell’egiziano, così come quando salva dai pastori molesti le figlie di Ietro), desideri che rimangono incompiuti quando sarà costretto a fuggire per aver ucciso l’egiziano. Da questo momento Mosé vivrà una vita normale da pastore, fino al momento in cui Dio parlerà Mosé, nel famoso episodio del roveto ardente, che leggeremo insieme. A questo punto inizia l’attività: un educatore impersona Mosé, mentre ai ragazzi viene chiesto di impersonare Dio; scopo dei ragazzi è riuscire a convincere Mosé ad accettare la chiamata di Dio che vorrebbe farlo tornare in Egitto per liberare il popolo di Israele. A seconda degli argomenti che i ragazzi porteranno per convincere Mosé (Dio che fa leva sulla propria autorità, Dio che minaccia, Dio che chiama senza dare delle motivazioni, ecc…) si comprende quale idea i ragazzi hanno della vocazione e alla fine dell’attività sarà importante far notare ai ragazzi quale idea di Dio sta dietro le loro risposte. L’educatore ribatterà ai ragazzi ad ogni tentativo di convincimento dicendo che di tornare in Egitto non ne vuole proprio sapere (è ormai vecchio, si è rifatto una vita, non gli manca niente, non è che non gli importi del suo popolo ma ci aveva provato una volta a cambiare le cose ed era andata male… Perché, Dio, ti fai sentire solo adesso dopo tutti questi anni? Ecc…). La motivazione che smuoverà Mosé (da svelare alla fine se i ragazzi non arrivano a dirla) sarà solo quella di fargli notare che quello della giustizia è un desiderio che aveva da giovane e ancora porta con sé, non si è spento. Dio lo chiama, non per chissà quale ragione, ma per provare insieme a realizzare quel suo desiderio. Dio prende i nostri desideri più profondi e li fa fiorire: questa è la vocazione, il senso della chiamata di Dio.

2 Nel secondo incontro prendiamo in considerazione, di fronte alla chiamata, la possibile risposta di indifferenza e di rifiuto. Utilizziamo questa scheda e partiamo dall’ascolto della canzone “C’è chi dice no” di Vasco Rossi per introdurre il tema. Si procede poi con un’attività che inviti i ragazzi a riflettere sull’argomento: si chiede loro di trovare delle situazioni di vita quotidiana (loro ma anche del mondo adulto) in cui si manifesta l’atteggiamento del rifiuto e dell’indifferenza, anche dopo aver intuito quale sarebbe la scelta giusta da fare. Il passo successivo è indagare sulle cause e i motivi che stanno alla base di quegli atteggiamenti. Infine, attraverso la preghiera di Martini riportata sulla scheda, si vuole portarli a riflettere sulla precarietà di una vita totalmente “programmata” (che può portare a rifiutare tante scelte importanti per paura e testardaggine), perché la vita è imprevedibile e c’è sempre qualche fattore esterno che può rovinare i nostri piani.

3 Nel terzo incontro abbiamo scelto di dare spazio ad una testimonianza, invitando una persona a raccontare la propria esperienza di “chiamata”. Può essere il racconto di una vocazione alla vita consacrata o al matrimonio, ma anche la vicenda di persone che si sentono chiamate ad una particolare scelta professionale o di vita.

4 Nel quarto ed ultimo incontro di questa tappa del cammino proviamo a rispondere alla domanda: come è possibile riconoscere la propria vocazione e darvi una risposta? Lo facciamo attraverso questa scheda che, anzitutto, suggerisce di acquisire una sempre maggiore familiarità con quelli che – suggerisce Martini nel testo – sono i tre grandi indicatori del cammino, ossia la Parola di Dio, l’Eucaristia e la Carità. In un secondo momento poi si prende in considerazione il tema della conoscenza di sé, dei movimenti interiori che ci muovono, delle ferite che ci portiamo dietro dalla nostra storia, mettendo in evidenza l’importanza di lasciarsi guidare in questo cammino da un Padre spirituale, in grado di accompagnarci lungo la strada.

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